La prima legislatura della nuova Città si è conclusa con la vecchia politica, urlata e personalistica, tipica dei paesini. La politica sta perdendo di significato e di rappresentanza degli interessi della popolazione e del territorio, creando uno scollamento tra cittadini e istituzioni. Occorre dunque innanzitutto farsi promotori di ascolto e dialogo per poi garantire ai quartieri un nuovo spazio di protagonismo per la costruzione collettiva della Città.
Al primo posto bisognerà mettere la difesa del servizio pubblico, seguendo l’esempio dei servizi postali di Claro e Camorino, i quali, dopo la scellerata decisione della Posta di smantellarli, sono ora perlomeno garantiti negli sportelli comunali. L’investimento pubblico dovrà essere il motore dei quartieri, favorendo però il coinvolgimento attivo della popolazione. Un primo passo è intensificare quanto già ho richiesto in Consiglio Comunale: le Associazioni di quartiere devono essere coinvolte su ogni progetto di sviluppo del quartiere. Il passo successivo è favorire forme di democrazia diretta come già avviene in alcune città romande. Ogni anno, cittadini e associazioni potranno concorrere con le proprie idee all’utilizzo di una parte del budget comunale messo a disposizione del rispettivo quartiere. All’interno di un disegno cittadino di sviluppo policentrico i quartieri devono dunque trovare i propri spazi per “viversi”. La pianificazione del territorio dovrà rinnovarsi e superare il modello basato, da una parte, dal “palazzone” ghettizzante nella periferia e, dall’altra, dalla villetta unifamiliare “sprecona” di territorio, per abbracciare un concetto di densificazione edilizia, ecologica e popolare, nei centri dei quartieri per liberare ampi spazi verdi di vivibilità ai margini della Città.
Una politica all’altezza deve ripartire dai quartieri!